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Isabella Turso e Alice Rita Giugni.

La musica e il profumo sono arti connesse all’invisibile e all’impalpabile, evanescenti ed istantanee sul momento quanto vivide, evocative ed indelebili nella memoria. Non si possono vedere e non si possono toccare ma si “sentono”: sentire, un verbo che utilizziamo per entrambe, sentiamo un suono e sentiamo un profumo.

Matsuo Bashō in un suo haiku scrive: “La campana del tempio tace, ma il suono continua a uscire dai fiori”. Il profumo dei fiori diviene dunque il loro suono.

Nel Kōdō, l’antica arte giapponese dell’ascolto dell’incenso, la fragranza si ascolta poiché questa, entrando in noi, attraverso il respiro, ci parla e comunica con la nostra anima.

Tanti sono i vocaboli che accomunano il mondo del profumo e il mondo della musica: note, accordi, composizione, compositore.

Il primo ad introdurre il concetto di note nella profumeria fu il chimico e profumiere George William Septimus Piesse, egli sostenne che il profumo potesse essere descritto correlando le famiglie olfattive alle note di una scala musicale, al fine di categorizzare e classificare le fragranze.

Nel 1857 realizzò l’Odaphone: la trasposizione delle note musicali in note olfattive, uno strumento per poter creare partiture per opere profumate. Piesse suggerì, inoltre, che suoni e profumi potessero essere fisiologicamente collegati anticipando così, nel 1862, quelle idee che sarebbero state alla base del concetto di Smound: termine che deriva dalla combinazione di smell e sound ed indica una percezione o un’esperienza sensoriale dovuta alla convergenza di suoni e profumi nel cervello. 

Un altro importante profumiere, Edmond Roudnitska, attinse al vocabolario della musica ed in particolare al termine “compositore” da utilizzare al posto dell’appellativo “naso” con il quale detestava essere indicato. Per Roudnitska, l’artista che crea la formula di un profumo è equiparabile al compositore che scrive le note di un pezzo musicale.

La stessa consolle utilizzata dai profumieri per contenere e suddividere i flaconi delle varie essenze e materie prime e che funge da piano d’appoggio, come una scrivania, per comporre la propria fragranza viene designata con il nome di uno strumento musicale: l’ organo del profumiere.

Musica e Profumi, oltre a condividere un vocabolario simile, hanno indubbiamente lo stesso potere evocativo: sono capaci di ricreare atmosfere, di riportare alla mente ricordi, far vivere e rivivere emozioni.

Il profumo è come una melodia: note ed accordi che creano un’armonia.

La musica ed i profumi sono due diversi ingredienti della stessa magia e magico è stato per me l’incontro con la compositrice e pianista Isabella Turso che mi ha dato la possibilità di realizzare un profumo in sinergetica sinestesia con la musica. Dall’unione alchemica delle mie essenze e delle sue note musicali è nato un racconto olfattivo: il racconto della Notte e il profumo di un album, l’album Nocturne di Isabella Turso, che ha dato l’ispirazione ed il nome al profumo stesso.

La fragranza nasce per ricreare le impressioni olfattive e le suggestioni che la notte regala, ricostruendone l’atmosfera, per donare all’ascoltatore un’esperienza sensoriale totalmente immersiva ed accompagna la tournée “Nightfall piano tour”.

Le essenze che compongono il profumo Nocturne sono state scelte personalmente dalla pianista durante una degustazione olfattiva da me guidata, tra quelle note che avrebbero potuto richiamare i brani dell’album e l’idea della notte. Il profumo è stato da me realizzato ed è maturato con il sottofondo dei brani dell’album. Questa evanescente danza tra anime nasce per ricreare l’atmosfera olfattiva in cui ascoltare l’album, è la nuvola profumata in cui avvolgersi mentre ci si lascia trasportare dalla poesia musicale di Isabella.

Nocturne è il profumo dei sogni, dei desideri incoffessabili, delle fantasie oniriche, delle ombre e delle luci che brillano nel buio, dei luoghi che esistono solo al calar del sole, è il profumo della notte e delle sue anime erranti.